martedì 2 settembre 2025

Il piccolo sogno nel cassetto

Da un po' di tempo - alla mia veneranda età - ho ripreso a reinvestire nella mia formazione a 360°, dopo anni spesi a investire prettamente sulla mia formazione tecnico-professionale. Imparare nuove cose, ispirarmi al detto "Apprendi l'arte e mettila da parte", cimentarmi in nuove pratiche, approcciarmi a nuovi interessi sono cose che hanno sempre fatto parte della mia personalità e ambizione, quantomeno per convogliare la notevole curiosità che la natura, come ai  gatti, ha donato copiosamente. Per fortuna del mio vicinato in maniera copiosa ma inversamente proporzionale all'interesse verso la vita privata altrui e alla tendenza al pettegolezzo. Del resto i condomini sono già saturi, soprattutto dopo la legge Basaglia, di persone con disturbi ossessivi-compulsivi, ficcanaso di ogni risma, control freaks: non è necessario che mi ci metta anche io.  Ma oggi reinvestire energie, tempo e denaro nell'apprendimento di qualcosa di nuovo diventa una necessità che fa sentire ancora giovani e vivi, nonché un efficace metodo di prevenzione delle demenze senili😅Tutto questo spiegone, del resto non richiesto ma confido nella umana comprensione della mia dissenteria di parole dovuta alla lunga astinenza dal blogging, per dire che ho rispolverato un sogno che avevo nel cassetto in tenera età: imparare a suonare l'ocarina! Questa è la mia di persona pirsolmemte:
E , naturalmente, cosa fece maturare questo desiderio insolito per una bambina in una marea di bimbe il cui sogno nel cassetto era possedere l'ambita casa di Barbie con l'ascensore?  Vediamo se avete imparato a conoscermi attraverso i miei post ..(non vale guardare in fondo al post...)





















Ma ovviamente ci può essere una sola ragione! 
La dolcissima e melanconica canzone che suonava Mayu in Capitan Harlock. Sblocco il ricordo:



Quindi, non mi resta che impegnarmi a fondo per onorare al meglio questo capolavoro del defunto maestro Seiji Yokoyama.
Alla prossima.







mercoledì 20 agosto 2025

Le giostre alla festa patronale durante la mia infanzia e adolescenza

Fresca di visita al luna park itinerante in corrispondenza della festa patronale nel mio paese (Maria SS. di Corsignano), mi sono persa nei ricordi delle giostre della mia infanzia e adolescenza. Era da tanto che non vivevo la festa patronale, in genere, in quel periodo sono sempre in vacanza fuori. Da piccola sulle giostre ci salivo solo raramente perché i miei genitori, che non definirei tirchi, ritenevano che questo tipo di svago si trovasse, in una scala da 1 a 100, al 100mo posto di priorità di spese da concederci e noi eravamo tra i pochi sfigati che non possedevano i blocchetti di biglietti e gettoni gratuiti che magicamente apparivano nel paese(...e poi mi chiedono come mai mi sia tanto commossa su It's a small world a Disneyland.). Finché ci andavo con loro, da bambina, sarò stata una volta sui dischi volanti, una volta sul brucomela, una volta sulla ruota panoramica. Poi, in adolescenza, quando al luna park ci potevo andare da sola, dovevo comunque fare i conti con una misera paghetta di 2000 lire la settimana fino ai 15 anni, 5000 lire oltre. Per fortuna, qualche volta, i giostrai ammiccanti lasciavano passare gratuitamente me e le mie amiche, soprattutto quando una di noi imparò a stare in piedi al centro del Tagadà in moto, attirando quindi l'attenzione di altri gggggiovani pronti ad emulare l'impresa. Ma sto divagando... E iniziamo con i ricordi.
PER I PIU' PICCOLI ("I Mocciosi")
IL BRUCOMELA O SEMPLICEMENTE BRUCO Giostra sempreverde e non mi riferisco al colore di questo animaletto ma al fatto che N decenni dopo (valore di N che non vi svelerò nemmeno sotto tortura) è ancora puntualmente presente nei luna park e sempre molto "gettonato" (mai termine fu più azzeccato). Per coloro che dovessero aver passato l'infanzia in un altra galassia e non lo conoscessero, il brucomela è una versione ridotta e tranquilla delle montagne russe: i Mocciosi si sistemano su carrelli che vanno a formare un simpatico bruco che, nel suo percorso, entra anche all'interno della mela.
IL CAROSELLO Il classico dei classici nel catologo del giostraio. La giostra che fa il girotondo e basta. Ma in compenso sorprende con la varietà dei soggetti su cui sedersi: cavalli, navicelle spaziali, carriarmati (quando era considerato normale) e perfino robottoni. La mia preferita era la postazione, neanche a dirlo, con goldrake, nel carosello fisso presente nella villa comunale del mio paese.
I DISCHI VOLANTI (O NAVICELLE VOLANTI) Giostra per bambini ma non troppo piccini, in genere accompagnati da adulti. La giostra gira e con una levetta tipo freno a mano i Mocciosi muovonk la navicella giù e su fino a qualche metro di altezza.
PER I PIU' GRANDI ("I Temerari")
LA BALLERINA Come mostrato dalla foto, i Temerari si sistemani in seggiolini posti lungo l'orlo della gonna. Nella giostra in movimento, la gonna gira su un piano diagonale e la particolarità di questa giostra è proprio nella elevata velocità di rotazione. Su questa giostra non sono riuscita mai a salirci: ero troppo piccola per essere ammessa e troppo adulta quando è riapparsa, dopo molti anni di assenza.
IL COBRA Non sono riuscita a trovare un'immagine di questa giostra sebbene fosse molto popolare (che qualcuno mi aiuti!). Si tratta di una giostra avente due braccia a ciascuno dei quali è collegata una fila di seggiolini messi in cerchio. In movimento, si ha la doppia rotazione: la giostra sul proprio asse e ciascun cerchio intorno al proprio centro. Inoltre la giostra si inclina da un lato e l'altro. La vedrei come l'antesignana di giostre moderne (come l'Extreme) riservate ai più impavidi date le altezze notevoli che raggiungono.
LA LAVATRICE Questa non si vedeva spesso dalle mie parti, la provai alla festa della Madonna dei Martiri e mi piacque UNA CIFRA!!!! E' praticamente un grande cestello di lavatrice che ruota intorno al proprio asse mentre i Temerari, in piedi, e senza cinture di sicurezza, si godono il divertimento mantenuti aderenti alle pareti dalle proprie braccia e dalla forza centrifuga. L'ho adorata!
AMERICAN SHOW Una giostra a metà tra la casa dei mostri e quella degli scherzi. Non mi sapeva né di carne né di pesce. Poi l'immancabile ma a me ancora sconosciuto soffio finale sotto la gonna mostrò le mie pudiche mutande bianche di fanciulla imbarazzondomi davanti a tutta la comunità. Bocciata!!!
IL TAGADA' Lo chiamavano anche Traballero e non ho mai capito se chiamarlo così era un fatto tutto locale o lo si chiamava così anche nel resto di Italia, magari per qualche ragione storica. Fatto sta che questo era il pezzo immancanbile, anche quando la festa era per una qualche ragione sotto tono e venivano poche giostre, il tagadà c'era sempre. E con lui gli immancabili ballerini che si esibivano al suo centro al ritmo della musica dei Technotronic. Qui ci andavo spesso anche per carenza di alternative. E mi divertivo a spaccarmi le braccia.
LA FILIBUSTA Questa era la tipica giostra che mi terrorizzava. I movimenti sussultori non mi spaventano, le rotazioni neppure, la velocità era il mio mestiere ma il senso di vuoto di una salita rapida con annesse vertigini, quello no, non faceva per me. Ci sono salita una volta e sono stati i minuti più lunghi della mia esistenza. Ogni secondo sulla filibusta corrisponde a circa 40 secondi di plank tanto per darvi un'idea. Nel caso esista qualcuno che non lo sappia, la filibusta oscilla a destra e a sinistra come un pendolo raggiungendo altezze considerevoli.
IL RANGER Naturalmente se la filibusta era per me offlimits, figuriamoci il Ranger che oscilla come la Filbusta ma compie addirittura un giro a 360 gradi rimanendo anche fermo in posizione verticale con i poveri Temerari a testa in giù. Roba da sentirmi male solo a guardare e da temere per la sanità mentale degli amici Temerari che vi si avventuravano. E' conosciuto anche con altri nomi.
IL TAPPETO VOLANTE Una versione che doveva essere più tranquilla del Ranger (almeno credo, non ci sono mai salita) era il Tappeto Volante. Minore altezza e non ci si trovava mai di testa in giù. Tuttavia, c'è qualcosa nella meccanica di quella giostra che non mi convinceva. E mi aspettavo che da un momento all'altro avrebbe preso il volo per davvero
LE GIOSTRE DEI MOSTRI Uso il plurale perché ce ne erano tante, a vari temi. Quella con il tema zombie, quella con il tema vampiri, quella ispirata a qualche film horror cult e anche quella senza un particolare tema, magari un miscuglio dei precedenti. Ma il principio è sempre lo stesso: un percorso da fare al buio, con fantocci mostrousi che potevano spaventare solo Zilly di Dastardly, Muttley e le macchine volanti.
PER GRANDI E PICCOLI C'erano poi quelle giostre di cui esistevano due versioni di diverse dimensioni e velocità, una per più grandi e una per i più piccoli.
SEGGIOLINI VOLANTI La famosa giostra che gira più o meno velocemente intorno al proprio asse mentre i seggiolini ad essa connessi sono liberi di muoversi su più piani (ovviamente più veloce la giostra si muove, più in alto si muovono i seggiolini). Per coloro che,spingendosi o facendosi spingere da chi sta seduto dietro, riuscivano ad acchiappare l'ambita cordicella appesa, un nuovo gratis
MACCHINE DA SCONTRO La migliore per divertirsi con gli amici dopo qualche birra di troppo. Al momento, nel 2025, non ho ancora capito se lo scopo è di scontrarsi o evitare lo scontro.

giovedì 14 agosto 2025

Sto pensando di tornare....

 ...avevo abbandonato questo blog un po' per gli impegni di donna lavoratrice, con una casa piuttosto spaziosa da gestire, l'attività fisica regolare che non può essere trascurata più una serie di interessi a cui mi dedico e che erano il motore di questo blog; un po' perché con l'avvento dei social è cambiato il modo di fare contenuti. Senza polemica: leggere è faticoso, difficile competere sul piano dell'efficacia nel catturare una capacità di attenzione sempre più frammentaria con reels e memes. Scrivevo e curavo questo blog principalmente per me stessa; tuttavia, a volte risulta frustrante scrivere senza ricevere alcun riscontro, con il pubblico migrato sui social.

Ma oggi, dopo tanti anni, complice l'acquisto di un pc desktop come non ne avevo da anni, mi sono ritrovata a curiosare su questo vecchio blog e mi ha assalito la nostalgia. E ho visto che alcuni utenti, a distanza di anni, hanno ripreso a commentare. Mi sono quasi commossa nel constatare che quanto è stato realizzato anni fa ancora arriva a casa di qualcuno.

Ho cambiato il mio nick name. Non mi sento più l'Araba Fenice che risorge dalle ceneri. Non perché in questi anni non abbia avuto grandissime sfide da affrontare  ma, al contrario, perché  la vita mi ha richiesto e mi richiede di risorgere con una tale continuità che  cadere e rialzarsi ha perso la sua epicità a favore dell'abitudinarietà. Non è più rinascere dalle ceneri, è non farsi inghiottire dal fuoco, è farsi una corazza ignifuga. Così ho scelto semplicemente un nickname che omaggi l'universo matusmotiano... e anche perché mi sento un po' regina. Regina di me stessa in quanto sono la persona a cui dedico la  maggiore cura e le maggiori energie.

Vorrei scrivere tante altre cose per colmare l'assenza di questi anni ma sinceramente sono in procinto di uscire per cui mi limito a un ben ritrovati.


giovedì 10 novembre 2016

Coloretto


[gameboards] Coloretto è il gioco con cui in genere terminano le nostre serate intorno al tavolo. Tipicamente si giocano 4 manches e ogni manche dura 10-15 minuti, per cui in meno di un'ora si può decretare il campione ed è quindi l'ideale che è troppo tardi per una rivincita a Puerto Rico ma "possiamo restare un altro po', fa niente che domani al lavoro sono uno zombie". Le regole del gioco si spiegano in 30 secondi d'orologio e si rimanere sconcertati nell' intuire già dalla prima partita di quanta "bastardaggine", scusate il termine, si può dare sfoggio in gioco un così semplice.
Il gioco è costituito da un mazzo di carte così composto:

- carte camaleonte: un insieme di carte di diverso colore (celeste, verde, viola, marrone, giallo, arancio, rosso più carte arcobaleno e dorate che fungono da jolly) raffiguranti un camaleonte;

- carte +2: ciascuna serve a dare 2 punti a fine partita;

Carte camaleonte e carte +2 costituiscono il mazzo con cui si gioca.

- carte segnafila: carte messe al centro del tavolo, in numero pari al numero di giocatori (da 2 a 5), una di fianco all’altra, in maniera da indicare le file che si dipartiranno da esse; quelle non utilizzate vengono messe da parte;

- carte che vengono distribuite ai giocatori come promemoria in quanto servono solo a indicare come si calcolano i punteggi (e sono a due facce, punteggi per livello più semplice e punteggi per livello più difficile);

- una carta "ultimo round" (freccia a forma di spirale) serve a indicare il round finale quando pescata e viene posta all'interno del mazzo di gioco, una volta che è stato mescolato, contando 16 carte dal fondo del mazzo. Il mazzo, coperto, viene posto al centro del tavolo, accanto alle carte segnafila.

Ogni giocatore sceglie una carta camaleonte di un colore qualsiasi e la pone davanti a sé. Quindi si inizia a giocare. Il primo giocatore pesca una carte e la pone in una delle colonne (all'inizio tutte vuote) a sua scelta. Ogni fila può ospitare massimo 3 carte (più ovviamente la carta segnafila). A turno, quindi, ogni giocatore pesca una carta la pone in una fila a sua scelta (vuota oppure già ospitante carte messe dai giocatori precedentemente purché non piena con già 3 carte) oppure acquisisce una fila ponendo le relative carte (1, 2 oppure 3) davanti a sè. Chi prende una fila, esce momentaneamente dal gioco finché ogni giocatore prende la sua fila e in tale frangente conserva la carta segnafila per indicare che ha già preso la sua fila. Si rimettono le carte segnacolonne al centro e si continua in questo modo fino all'ultimo round che è quello in cui viene pescata la carta "ultimo round": chi la pesca la mette da parte, pesca una nuova carta e il round viene comunque terminato con l'assegnazione di ogni fila ad un giocatore.

A fine round si calcolano i punti in base alle tabelle fornite dalle relative carte promemoria (dopo aver scelto a quale livello giocare): ogni giocatore, fra tutte le carte che ha incamerato, sceglierà tre colori che gli forniranno i punti in positivo secondo lo schema in tabella (es. 2 carte dello stesso colore=3 punti, 3 carte= 6 punti, 4 carte=10 punti, ecc.) mentre tutte gli altri colori, oltre il terzo, forniscono punti in negativo calcolati secondo la stessa tabella. Risulta chiaro quindi che le scelte del giocatore:

- fermarsi e incamerare una fila oppure pescare ancora;

- quale fila cercare di prendere;

sono guidate dalla necessità di collezionare più carte possibili di al massimo tre colori e cercare di prendere meno carte possibili di altri colori. La difficoltà è che se rischia poco e ci si “ferma” troppo presto, a fine partita si sono prese troppe poche carte ed è difficile fare, in tali condizioni, dei punteggi utili alla vittoria; se però si pesca e si va avanti, si corre il rischio di servire sul piatto d’argento agli avversari delle “prese” molto cospicue in termini di punti e, alla fine, si è costretti a prendere una delle file rimaste, con carte che accresceranno i punti da sottrarre.

I camaleonti jolly (arcobaleno e dorato) vanno associati ad un colore a scelta all’atto di contare i punti. Quello dorato, quando incamerato, obbliga a pescare e prendersi una carta dal mazzo coperto.

lunedì 7 novembre 2016

Wow, WOOW!

[editoria] Ritorniamo al nostro appuntamento con le iniziative editoriali di Redazione a Colori, parlando della rivista WOOW, nata nel 2008 in formato praticamente tascabile A6. Il titolo palindromo WOOW che graficamente simboleggia un paio di occhi incorniciati da delle dita in segno di vittoria (wOOwè stato ispirato da cosplayers in posa per le foto e ben si presta a rappresentare un mondo dinamico e giovanile quale target della rivista stessa la quale aveva come principale mission la divulgazione delleopere del fumettista italiano Alessandro Colombo, in arte Kaiser, che si è fatto conoscere con opere come “L’ombra della Papessa”, “Re Olocausto, “Nonna Tota”, “Victims” ma anche sperimentando il genere robotico italiano con “Godravan”, “Gavarax 1”, “Zeus Goltrum” e “Darvatros Delta 7” che suonano molto creazioni del diabolico Doctor Hell. Nella rivista trovavano comunque spazio anche altri elementi della stessa area tematica: cartoni animati prodotti dagli anni ’70 al ‘2000, fan art, collezionismo e quant’altro è legato al merchandising che ruota intorno agli anime. Particolarmente carina la rubrica sui giocattoli inediti in Italia. Naturalmente non potevano mancare i contributi degli artisti e interpreti delle sigle tra i quali Paola Orlandi, Douglas Meakin, I Cavalieri del Re, il Coro dei Nostri Figli di Nora Orlandi, I Piccoli Cantori di Niny Comolli, Le Mele Verdi, Nico Fidenco, Oliver Onions, sempre prodighi di aneddoti e punti di vista curiosi. Chiusa nel 2009 quando ormai Kaiser ha raggiunto una certa notorietà, la rivista rinacque con una nuova veste grafica nel 2014 spostando il focus prettamente sui cartoni animati e i palinsesti delle varie emittenti, dalla Rai a Cartoonito. td>

mercoledì 2 novembre 2016

Dead or alive


[music '80] La prematura scomparsa di Pete Burns di qualche giorno rende non più prorogabile la pubblicazione di un post dedicato ai Dead or Alive, un gruppo musicale la cui fama è prettamente legata al pezzo sempreverde "You spin me round (like a record)", hit degli anni 80, disco immancabile ancora oggi nelle valigette dei DJ nelle serate revival o che comunque, tra un pezzo underground e un successo commerciale, amano fare degli excursus indietro nel tempo.  Non starò a snocciolare dati sulla carriera della band e informazioni su quanto altro hanno fatto negli anni, né a parlare della carriera solista di Pete e le sue controverse partecipazioni a  una trasmissione trash quale il Grande Fratello VIP (mi vergogno persino di nominarlo sto programma, sul m io blog!). Voglio solo dipengere un  caldo pomeriggio d'estate, quando le estati non erano mai così afose e non c'era bisogno che Studio Aperto, allora non ancora aperto, ricordasse agli anziani di restare a casa nelle ore più calde, uno dei tanti pomeriggi in cui, dopo pranzo, mentre la mamma sistemava la cucina ascoltando distrattamente la TV grande, si andava a guardare la TV piccolina, più profonda che larga, nella stanzetta. Era l'immancabile appuntamento con gli aggiornamenti musicali di DJ Television. Ricordo ancora un Gerry Scotti con il volto fresco e magro e il riporto sulla testa ad enunciare la classifica che finiva con You Spin Me Round in prima posizione. Per settimane, nulla poterono i grandi della musica pop rock di allora per scalciarli dalla vetta. Un tormentone che si ficcava nelle sinapsi, un ritmo ballabile e un video che mostrava  questo soggettone, Pete Burns, così stravagante nel suo look sessualmente indefinito, la possente voce maschile uscente da un volto così delicatamente femminile senza neppure i pensanti make up di scena di artisti quali David Bowie e Boy George i quali avevano già sdoganato il travestimento femminile di scena ma tutto era così truccato, ostentato, artefatto che alla fine non mi sorprendeva e non mi scandalizzava più di qualsiasi costume di carnevale (sì, allora si celebrava il carnevale, non halloween).

Invece, Pete Burns aveva una tale grazia e naturalezza, sembrava che il suo look androgino fosse il risultato di poco sforzo, pochi grammi di cerume (forse) e una matita kajal. E questa la cosa che mi incuriosiva e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Anche per questo, è un vero peccato l'abuso che, successivamente, Burns ha fatto della chirurgia estetica, al di là dei danni reali che ha apportato. Parecchi anni dopo, fu ripescato dal dimenticatoio in cui era finito da Matricole e Meteore, in cui apparve già ormai pesantemente compromesso  e involgarito da una aggressiva chirugia estetica ma giudico il risultato, non l'uomo, a cui va tutto il rispetto se non altro per l'impronta musicale che ha lasciato e per la sua capacità di diventare una vera e propria icona.

 

mercoledì 26 ottobre 2016

Isabelle de Paris

[cartoons] Isabelle de Paris. Reduce dalla visione della miniserie durante la pausa pranzo - in fondo sono solo 13 puntate, meno di quanto ci mette uno scimmione con un casco di banana in testa a finire un combattimento, meno di quanto ci mette un cavaliere dello zodiaco a fare il suo discorso introduttivo alla battaglia e infinitamente meno di quanto ci mette Holly ad attraversare il campo di calcio - mi accingo a scriverne una recensione completa di trama. Stroncato da molti per la bassa qualità tecnica dell'opera, una bassa qualità derivante dal basso budget del prodotto, al netto di tutti i difetti tecnici che si possono elencare e degli artifici finalizzati al risparmio che si possono notare (animazioni fatte zoomando immagini fisse, intensivo riciclo di fotogrammi, ...), a me la serie è piaciuta per il semplice fatto che già dalla prima puntata ero curiosissima di vedere come andava a finire. L'ambientazione storica (guerra franco-prussiana) e le musiche di Chopin, in particolare Fantasie Improptu che fa da sigla, sono poi dei succulenti bonus. La grafica è sì grossolana (lo stesso volto è disegnato con grado di accuratezza differente a seconda dell'inquadratura) e certe scelte sono inspiegabili (il ministro Thiers con il volto verde è una scelta alquanto stravagante: pur nell'ipotesi che si voglia enfatizzare il marcio che è in lui, un cartone con un'ambientazione storica così ingombrante dovrebbe rimanere nell'ambito di una rappresentazione realistica dell'aspetto umano) , il disegno è gradevole e mi ricorda molto quello di Jenny la Tennista. Sicuramente migliore dei vari guerrieri scimmioni dagli occhi a triangolo. La trama, secondo me, non merita le stroncature che ho letto in giro: non è così scontata e, poi, vogliamo paragonarla alla ripetitività di tanti altri anime che pure apprezzo (serie robotiche, time bokan, ecc.) , dove ogni episodio si ripete con lo stesso schema? Certo, si poteva fare meglio, è vero. Troppa impulsività, quasi inconsistenza, da parte di personaggi che vanno all'attacco e incontro a morte certa senza uno straccio di piano... ma di quale anime potremmo dire diversamente?

TRAMA SPOILEROSA
Isabelle Lausten (o Rousten?) è una quindicenne di nobile famiglia, una delle più prestigiose e ricche dell’aristocrazia francese. Le sue avventure iniziano a Parigi il giorno che fa l'ingresso nella sua società partecipando a un gran ballo a cui si reca accompagnata dai suoi genitori, Leon e Marie, dalla sorella maggiore Genevieve, dal fratello maggiore Andrea, capitano dell'esercito agli ordini del generale Gambetta. Al servizio della famiglia c’è il fido cocchiere Gaston particolarmente devoto a Genevieve e la governante Joanna. Al ballo si scopre che Isabelle ha una bella cotta per il capitano Victor, amico di famiglia e soprattutto di Andrea e fidanzato di sua sorella Genevieve che, però, pur volendo bene a Victor, non accetta il matrimonio imposto dalla famiglia e sogna una vita con il suo maestro di pianoforte Jules, un uomo fiero e di umili origini. Al ballo Isabelle incontra anche un vecchio amico di infanzia, Jean, goffo e insistente, da sempre, fin da bambino, suo strenuo corteggiatore, nonostante il disprezzo di Isabelle che lo riteneva troppo piagnucolone e codardo per poterne accettare la corte. Jean continua a corteggiare Isabelle e intuisce subito il debole che la giovane ha nei confronti di Victor, verso cui prova una sana gelosia. Isabel leè la prima a scoprire la tresca tra Genevieve e il suo maestro di piano e ne rimane indignata e dispiaciuta per Victor. Nel frattempo si diffonde la notizia che l’imperatore Napoleone III è caduto per mano dei prussiani che già marciano verso Parigi. I nobili parigini decidono di rifugiarsi a Versailles lasciando la capitale, troppa pericolosa, alla mercé dell’esercito prussiano, il quale ha la strada spianata dall’accordo segretamente stabilito con il ministro Thiers: Parigi non si difenderà se le proprietà e le ricchezze del ministro gli saranno risparmiate. Genevieve, di fronte alla imminente partenza della sua famiglia per Versailles e all’idea di non rivedere più Jules, rompe il suo usuale silenzio e atteggiamento remissivo per comunicare a Victor e alla famiglia la rottura del suo fidanzamento per unirsi a Jules. Dopo un duello tra Victor e Jules (Victor vincerà e una volta vendicato il suo onore accetta a malincuore la scelta della sua amata), Genevieve sposa il suo maestro e resta a Parigi, dicendo addio alla sua famiglia dalla quale viene disconosciuta. Gaston sceglie di rimanere con lei per continuare a proteggerla come servo devoto. Le voci del tradimento di Thiers si diffondono fra la popolazione che decide di reagire e difendere la città. Fra questi, ha un ruolo di leadership proprio Jules. Thiers per tentare di smentire tali voci decide di lanciare un’offensiva contro i prussiani, mettendo a capo della spedizione il capitano Andrea, ma avverte i prussiani ottenendo la completa disfatta per Andrea e i suoi uomini. Il viaggio per Versailles si rivela molto pericoloso per la famiglia Lausten, trovandosi sotto il fuoco dei prussiani. In particolare, Isabelle riuscirà a cavarsela solo grazie all’aiuto di Jean e Victor ma sarà costretta a tornare con loro a Parigi, dove ritroverà Genevieve, Jules e Gaston e avrà modo di scoprire quanto tutti e tre siano coinvolti nella resistenza antiprussiana. Attraverso un rischioso viaggio in mongolfiera, scortata da Victor e Jean, Isabelle riesce a ricongiungersi ai suoi genitori a Versailles, dove però presto si diffonde la notizia della morte di Andrea. Isabelle riceve, attraverso la visita di Gaston, una lettera da Genevieve con una richiesta di aiuto: andare a Londra per incontrare amici inglesi di Jules che potranno fornire il loro aiuto alla resistenza parigina. Thiers sospetta il coinvolgimento dei Lausten e fa sorvegliare Isabelle da brutti ceffi e un gigante apparentemente immortale, per cui il viaggio verso Londra, con Isabelle vestita da uomo in compagnia di Jean, diventato ormai maturo e coraggioso, diventa tutt’altro che una passeggiata ma sarà anche segretamente protetta da una banda di uomini a volto coperto, i giustizieri della notte, capeggiati da un uomo e una donna mascherati. Tuttavia, Isabelle riesce nella sua missione e, grazie all’aiuto Victor accorso a Londra con l’ordine non recepito di arrestare Isabelle, riesce a ritornare sana e salva a Versailles. A Parigi intanto l’esercito prussiano incontra la resistenza della popolazione dei ceti più bassi mentre Thiers medita di fuggire con l’aiuto del “nemico” straniero per poi ritornare a Parigi quando sarà epurata dalla “feccia” dei cittadini che si battono per difenderla. Isabelle e i genitori, vengono tenuti in ostaggio dai giustizieri della notte, introdottisi nella loro residenza di Versailles per sfuggire ad un agguato e qui, grazie all’intervento di Victor, si scopre che l'uomo mascherato è in realtà Andrea, sopravvissuto alla guerra grazie alle cure di una gitana, Irma, diventata poi sua moglie e compagna di battaglia. Thiers approfitta della situazione per accusare i Lausten di dare rifugio a dei criminali, di essere dei traditori, e fa bombardare il palazzo causando la morte di entrambi i coniugi Lausten. Isabelle, insieme Jean e Victor, quest’ultimo ormai convinto di stare, in quanto ufficiale, dalla parte sbagliata, si uniscono alla ribellione a Parigi, portando con sé anche Joanna. Gli uomini di Thiers fanno irruzione in una riunione dei capi della resistenza a cui partecipano anche i giustizieri della notte e Jules e fanno prigioniera Irma che, per tradire i compagni, si pugnala al petto. Jules viene successivamente arrestato e fucilato in quanto capo della ribellione mentre Genevieve, incinta, si occupa dei feriti nella residenza parigina dei Lausten, aiutata da Gaston e Joanna ma gli uomini di Thiers non si fermano neppure davanti ai feriti e fanno una strage all’interno di questo improvvisato ospedaletto, uccidendo anche Genevieve, Gaston e Joanna. Gli scontri in città, fra parigini ed esercito parigino, si fanno sempre più cruenti, i cittadini cadono come foglie e lo stesso Victor rimane ucciso, sognando ancora di Genevieve. Isabel e Jean fuggono verso il cimitero, l’unica parte dove i cittadini riescono ancora a resistere, mentre Andrea va ad affrontare Thiers. Andrea cade sotto i colpi della guardia armata di Thiers mentre Thiers si salva facendosi scudo con un suo notabile. I cittadini al cimitero vengono sorpresi dall’esercito che spara, uccidendo tutti, Jean compreso, tra le lacrime di Isabel che aveva compreso di poter avere una vita con questo ragazzo generoso, coraggioso e devoto. Isabelle, dimostrando fierezza e coraggio al tenente dell’esercito, viene lasciata andare mentre lei si ripromette di vivere per Jean, non più come Isabelle Lausten ma come Isabelle de Paris, con tutto l’orgoglio per la sua nazione.

PERSONAGGI
Isabelle
Isabelle sotto mentite spoglie
Jean
Capitano Victor
Leon Lausten
Marie Lausten
Genevieve
Jules
Capitano Andrea
Irma
Generale Gambetta
Gaston
Joanna
Ministro Thiers
Phandom
Il "mostro"