[cartoons] OMG! Non posso credere di non aver ancora
dedicato interamente un post al cartone per eccellenza, almeno sul piano della
notorietà! E allora quale migliore occasione adesso che ha appena compiuto 40
anni? Mi riferisco al cartone Candy Candy, che pur non essendo al gradino più
alto del mio podio (ma non ne è neppure tanto lontano, essendo un gran bel
cartone), insieme all'Uomo Tigre, è il cartone più importante della mia
infanzia per quantità di tempo speso a guardarlo, un grande ammontare di ore
dovuto sia al fatto che la serie è molto lunga che al fatto che ho rivisto
l'intera serie un numero indefinito o forse infinito di volte, complice la
programmazione in orari comodi (a pranzo, appena tornata da scuola su
Italia1oppure nel tardo pomeriggio,
finiti i compiti, su Telenorba). Ma non è solo merito della programmazione
ripetutae congeniale: è una serie che.
come le favole, che le riascolteresti più e più volte,si lascia guardare e riguardare volentieri
perché è una storia che si evolve nel tempo e manca di quello schema ripetitivo
che contraddistingue moltissime serie animate, come, per esempio,quelle dei robot (ad ogni episodio c'è un
piano del cattivo di turno, un nuovo robot nemico da cui diventa sempre più
difficile difendersi ma, alla fine, i buoni hanno ragione dei cattivi ).
Sebbene la storia di Candice White, detta
Candy, la conoscano pure le pietre di un isolato sentiero di montagna, forse
persino le specie di animali sconosciute che vivono in Papua Nuova Guinea, spendo
qualche parola sulla trama, per uniformità con gli altri post e per la velleità
un po' enciclopedistica che mi sono data da quando ho ripreso in mano le redini
del blog.
Candy è un orfana dai biondi capelli
riccioluti e gli occhi pieni di stelline, in perfetto stile Yumiko Igarashi, autrice del manga da cui è tratto l'anime, che
viene cresciuta nella casa di Pony, vicino al lago Michigan, l’anziana
direttrice dell’orfanotrofio coadiuvata da Suor Maria. Suo amico per la vita, il procione lavatore Clean. Rispetto agli altri
bambini, Candy spicca per le doti da leader, le abitudini da maschiaccio (in
particolare è abilissima ad arrampicarsi sugli alberi e saltare da un ramo all’altro,
cosa che in futuro le varrà il titolo di “Tarzan tutte lentiggini”), ma anche
per generosità, altruismo, allegria e buon carattere. Fra tutti i bambini della
casa di Pony, è particolarmente legata a Annie, un po’ una sorella per lei,
anche in virtù del fatto che è stata ritrovata, ancora neonata, abbandonata tra
la neve, lo stesso giorno in cui fu ritrovata lei stessa. Un incontro che segna
la sua vita è quello con il bellissimo biondo principe della collina, di kilt
vestito, che con un alone di mistero, interrompe l’esecuzione di un brano alla
cornamusa e le si presenta con la frase “sei più carina quando ridi che quando
piangi”, per poi sparire nuovamente col il suono della cornamusa, lasciando
dietro di sé uno stemma metallico con un campanellino. Successivamente sia
Annie che Candy vengono adottate da nobili famiglie facenti parte della stessa
cricca di snob con la puzza sotto al naso, con la differenza che, mentre Annie
trova dei veri genitori adottivi, Candy invece si ritrova in una vera famiglia
di infami, i Legan, dove viene mandata a dormire in stalla con i cavalli e l’unico
ruolo che le viene riservato è quello di vittima sacrificale per i viziati,
malefici, bulli e annoiati figli dei Legan, i perfidi Neal e Iriza, con la
completa complicità dei genitori. Qui, però Candy ha l’opportunità di conoscere
i parenti dei Legan, gli Andrews, che, a parte la matriarca burbera e severa,
zia Helroy, è composta tra persone piuttosto amabili, quali i fratelli Archie e
Stear e il cugino Anthony, somigliante in maniera impressionante al principe
della collina e che, anche per questo, oltre che alla evidente bontà d’animo
del ragazzo, Candy inizierà a guardare subito con gli occhi a cuoricino. Alla
fine, dopo numerose peripezie, compreso un rapimento da parte di trafficanti
messicani, Candy sarà adottata dagli Andrews, per volere del suo capostipite,
lo zio Williams, descritto come un vecchio solitario che nessuno ha mai
incontrato di persona.
Nel frattempo Candy conosce un misterioso
uomo, Albert, i cui lineamenti sono ben nascosti dalla capigliatura e la barba
lunghe e folte e da grossi occhiali da sole (che porta anche di notte) che, a
dispetto dell’aspetto da vagabondo, si dimostra una persona dal cuore tenero e
generoso che tirerà fuori dai guai Candy in diverse situazioni nel corso della
sua vita, comprese quelle che Candy si troverà a vivere oltreoceano,
precisamente a Londra, dove Candy ma anche gli altri ragazzi della famiglia
Andrews e, purtroppo, anche i Legan, verranno mandati a studiare in collegio,
dopo la devastante morte di Anthony per una caduta da cavallo, evento che segna
Candy più di chiunque altro.
In collegio, la Saint Paul School, Candy, ritrova Annie (che
instaurerà un rapporto affettivo con Archie) e conosce una nuova amica, Patty,
che, invece, farà coppia con Stear; inoltre, incontra Terence Grenchester, con
cui avrà rapporto affettivo profondo, sebbene in apparenza fatto di dispettucci
ed epiteti poco carini, soprattutto da parte di Terence che la canzona per le
lentiggini e le abitudini da maschiaccio ma che, sotto sotto, l’ammira per il
coraggio e la nobiltà d’animo. Il ragazzo, di carattere difficile e
impertinente, l’aiuta a superare il pesante di lutto di Anthony mentre lei
aiuta Terence a recuperare il rapporto con la madre, una famosa attrice
allontanata dalla famiglia Grenchester per questa scelta “dissoluta”. E’ inutile
dire che i malefici Iriza e Neal, per quella pura gratuita cattiveria che
deriva da una vita senza scopi, continuano con le loro malefatte nei confronti
di Candy, una cattiveria che si inasprisce quando Iriza, invaghitasi di
Terence, percepisce il legame tra lui e Candy, arrivando, per gelosia, a ordire
un intrigo che si concluderà con l’espulsione dal college dei due ragazzi,
ormai apertamente dichiaratisi. Tuttavia, l’azione di Iriza non rimarrà impunita,
giacché Terence vendicherà tutte le persone vittime di bullismo scolastico, con
una bella sputazzata in faccia all’indirizzo di una Iriza in espressione
adorante, ormai convinta di avere qualche chance in più con lui con Candy
fuorigioco: una scena memorabile!
La narrazione ritorna in America, dove tutti i
ragazzi vi ritorneranno: prima Candy e Terence in seguito all’espulsione; poi
tutti gli altri, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale. Candy e
Terence, dopo l’espulsione, intrattenuti in isolamento, non hanno avuto la
chance di ripartire insieme e quindi si ritrovano negli Stati Uniti, ciascuno a
cercare la sua strada professionale, senza avere la chance di rivedersi (in un
epoca priva di telefonini ma anche di cabine telefoniche). Candy comprende che
la sua missione è quella di diventare un’infermiera, ruolo che svolge in
maniera un po’ atipica (guadagnandosi il titolo di “signorina sbadatella”) ma
mettendoci sempre tutto il cuore. Terence, segue le orme della madre,
diventando un attore e cavalcando diversi palcoscenici. Ed è proprio grazie ad
una locandina che Candy ha l’occasione di ritrovarlo, una felicità che dura
poco, dato che la partner di scena di Terence, Susanna Marlowe, invaghita di
lui, perde una gamba per salvarlo dalla caduta di un riflettore. Ai due non resta che dirsi addio, altra scena memorabile: a Terence non
resta che rimanere con lei e a Candy di ritornare a Chicago da sola, dove avrà
la possibilità di prendersi cura del vagabondo Albert che tanto l’ha aiutata
nel corso della sua esistenza ma ora totalmente privo di memoria e per questo
ricoverato nell’ospedale in cui lavora. Sbarbato e con i capelli più corti,
Albert si scopre essere un bell’uomo e anche piuttosto giovane.
Albert rimane
con Candy finché non riacquista la memoria e fa perdere la sue tracce.
Dopo varie peripezie ed eventi, inclusa la
morte di Stear, partito come volontario per la guerra, e un improvviso quanto
improbabile corteggiamento da parte di Neil (appoggiato da Irizia e il resto
dei Legan, interessati al prestigio di un matrimonio con gli Andrews, famiglia
più in alto nella gerarchia sociale), Candy conoscerà lo zio William, al quale
vuole chiedere di essere esonerata dal dover sposare Neil, che si rivelerà
essere proprio Albert che, oltretutto, è il fantomatico principe della collina,
fratello minore della madre di Anthony (il che spiega la somiglianza fra i
due).
Mentre il manga, mostra un finale in cui dopo
l’amore adolescenziale (Anthony), quello passionale (Terence), Candy trova l’amore
maturo e completo con Albert/principe della collina, l’anime, invece, con una
serie di montaggi spiega che Susanna abbia rinunciato alla relazione, basata su
senso di colpa, con Terence per lasciarlo libero di tornare con Candy e fa
intendere in un lieto fine fra Candy e Terence, che si coronerà in matrimonio.
Il cartone colpisce per la complessità della
trama, fatta da tante storie, tanti personaggi, tante avventure tutte volte a
dimostrare che alla fine la buona predisposizione d’animo di Candy, che riesce
a perdonare ed essere empatica persino con i più balordi, persino con Iriza e
Neil, unita al suo coraggio e alla tenacia, la portano a superare qualsiasi
avversità, a cadere sempre in piedi e ripartire, più allegra di prima.
Quello che mi è sempre piaciuto di questo
cartone animato, è la sua leggerezza e positività, diversamente da altri
cartoni del genere “senza famiglia”. Gli eventi tragici e le conseguenti
lacrime non mancano, ma c’è sempre quel messaggio di speranza, c’è l’episodio
comico, c’è quella nota di autoironia da parte di Candy e ci sono incombenze e
le nuove sfide, ci sono quei nuovi personaggi e le nuove storie che si
intrecciano, che stemperano la drammaticità degli eventi e conferiscono un
alone di realismo alla narrazione. Come nella vita, si va avanti. Si cade e ci
si rialza. Candy è una vera e propria eroina, è quella che tende la mano agli
emarginati e non mi riferisco solo ai barboni che va a coprire con uno scialle
preso in prestito; mi riferisco a quelli che si auto-emarginano con il loro
carattere scontroso (es. infermiera Flenny), quelli a cui l’esperienza di vita
ha reso la scorza molto dura e il muro attorno a sé invalicabile. Candy, magari
con un po’ di invadenza, pensa che ci sia sempre una ragione dietro questa
chiusura e cerca di fare breccia in questo muro, il più delle volte,
sciogliendone le fondamenta, per riscoprirci dietro un animo deluso o ferito ma
fondamentalmente buono. Questo, il più delle volte ma non sempre,
perché restano personaggi, parlo di Iriza, senza possibilità di redenzione,
caratterizzati da una totale assenza di una qualche qualità, un concentrato di
viltà e perfidia gratuita che la rende più sgradevole di un qualsiasi autentico
cattivo, perché meravigliosamente mediocre e verosimile alla tipica invidiosa della
sfera familiare che, non ti ammazza, ma è sempre lì con quel ghigno a punzecchiare
e mettere zizzania, in uno stillicidio di frecciatine e dispettucci, ed è tanto
persistente da non demordere nemmeno davanti alla barriera della più totale
indifferenza. A pensarci bene, considerando la miriade di
personaggi di questo anime, dai bambini dell’orfanotrofio, ai membri della
nobilità, passando per i ragazzi del college (e penso alla vigliaccheria e assenza
di personalità delle amiche di Iriza), fino alle infermiere colleghe di Candy
nonché ai suoi pazienti, questo anime è un bel campionario di ritratti (e casi)
umani!
Candy Candy è stata soggetto di merchandising. In particolare, sono state realizzate bambole di Candy Candy in diverse misure, versioni di Candy Candy (come Candy Candy infermiera) in stile e dimensioni "Barbie" e anche in versione "fiammiferina" di cui ancora conservo degli esemplari.
Naturalmente, non posso non menzionare la mitica sigla dei Rockin Horse (purtroppo sostituita da quella musica informe e smielata di Dolce Candy di Cristina D'avena).
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