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lunedì 10 ottobre 2016

Giriamo indietro le lancette di una trentina d'anni...


[oggetti cult] In questo post voglio parlare di orologi. Modelli dimenticati, alcuni rimasti tali,  altri ripescati dalla memoria in quanto riproposti recentemente dalla moda,  ma in ogni caso modelli popolarissimi che hanno fatto il pieno di vendite. Come l'orologio Winchester, di cuoio , di quel colore caldo che, come il nome di un fucile di precisione, richiama l'atmosfera western della sabbia del deserto americano,  di un manifesto Wanted, del legno dei banconi su cui scorrono boccali di birra gelata, come la vorrebbe Kit Carson, delle persianine all'ingresso del saloon (OK,  faccio prendere troppo dalla lettura di TEX).  Il packaging era originale, con quella confezione a sacchetto. Una vera meteora.

Ma come non citare il Casio digitale, quel modello semplice semplice nella sua bruttezza, che è ritornato recentemente in auge (per la serie, non ce ne libereremo mai)? Quasi quasi, preferivo la versione con la calcolatrice, almeno era utile, sebbene obbrobriosa. Tutta quella plastica nera sul polso era un pugno nell'occhio e presumo e spero che il target di questi orologi fosse limitato ai bambini quasi ragazzi come me e che nessun adulto sano di mente osasse indossarli. La morte del gusto. Rapidamente si diffusero anche le varianti con il videogame incorporato, con i due bottoncini per giocare. Parliamo di videogame monocolore del genere che, qualche anno dopo, ancora si trovavano sui primi telefoni cellulari. 

A dimostrare che non c'è mai limite al peggio, però, arrivò l'orologio trasformabile dei trasformer, questo palesemente indirizzato a un pubblico di giovanissimi. Guardate che obbrobrio:

Ritornando all'analogico, grande successo e grande pubblicità (soprattutto su Topolino) lo ebbe il marchio Flik Flak, che proponeva le lancette raffiguranti due personaggi a cartone, "flik" e "flak". E' stato successivamente riproposto in molte varianti di modello e colore, ma tutte coloratissime e dedicate a un target di giovanissimi.
Un altro grande successo commerciale fu l'Hip Hop, monocolore, in tante varianti di colore, discreto ma allegro e profumato. E' ritornato di gran moda da qualche anno anche nei colori fluo.


 Ma il vero Re degli Orologi è stato lo Swatch, con il suo numero infinito di modelli che ha conosciuto una vera e propria apoteosi nei 90. Il numero di modelli era così vasto che sebbene quasi tutti ne avessero al polso uno, non era così facile incontrare due persone con lo stesso modello. Ricordo che, ormai ragazzina, si usava, con gli amici, prendere il treno per andare dal mio paese di provincia a Bari, solo per andare ad ammirare la vastità dei modelli presentata dalla vetrina di un negozio monomarca. Alcuni modelli lasciavano anche intravedere, in trasparenza, i precisi meccanismi svizzeri all'interno.



Un grandissimo successone sull'onda del quale fu introdotto lo swatch gigante, il Pop Swatch, del quale, però, non ricordo una pari fortuna. Discreto successo pure per un'altra proposta targata Swatch ossia lo Scuba con la ghiera girevole.

giovedì 15 settembre 2016

Per chi ha imparato la geografia con Calimero e la Bella Olandesina


[oggetti cult] Voglio condividere con voi questo ricordo di me bambina che attendevo con ansia l'apertura di un nuovo fustino di detersivo Ava/Miralanza, per scoprire quali figurine ci fossero all'interno. Ne ho un ricordo vivido, sebbene parliamo dei primissimi anni della mia infanzia. Parliamo delle figurine della raccolta "I viaggi della bella olandesina", con lei ritratta in un angolino e la parte centrale raffiguranti luoghi e relativi animali (orsi polari, foche, ecc.) così lontani e irragiungibili nel mio immaginario. Ad ogni figurina corrispondevano dei punti da  accumulare per ricevere regali utili per la casa, dei piccoli lussi in tempi in cui nelle case e, nelle cucine  in particolare, c'era in genere solo l'indispensabile e non certo la sovrabbondanza di utensili ed elettrodomestici che oggi si comprano e si buttano senza starci tanto a pensare. Non ricordo quale oggetto abbiamo ottenuto, ricordo solo che tutte le mie magnifiche figurine sono sparite da un giorno all'altro, mentre io le avrei tenute per sempre senza riscattarle. 
 A casa di mia nonna, invece, ci trovavo quelle di calimero, più piccole e più "nazionali": infatti, raffiguravano i monumenti d'Italia. Con quelle figurine  ho scoperto, con sommo stupore, che a Pisa esiste una torre pendente e che a Roma esisteva ancora una costruzione, in piedi da millenni, dove gli uomini lottavano con i leoni. Un modo efficace per iniziare ad apprendere la geografia.  Cercando un po ' in rete, come solitamente faccio, per verificare i miei ricordi, mi sono imbattuta in questo articoletto che ripercorre la storia delle figurine miralanza, dai tempi delle "mariannine" (che francamente non ricordo) al momento in cui sono state abbandonate e sostituite direttamente con dei gadget all'interno delle confezioni. Visitate il link per trovarci all'interno le scansioni del catalogo punti e delle figurine, nonché le illustrazioni dell'antico packaging di detersivi ancora in commercio e le raffigurazioni di quelli che in commercio non si trovano più (il "Kop").


mercoledì 2 luglio 2008

Una toeletta dal gusto retrò

Se per Proust bastava una madeleine intinta nel té per rievocare ricordi di un tempo, colorati di sapori e odori, a me è bastato il bagnetto della nipotina (che oggi compie un anno!!) per rivivere le fragranze del momento della toiletta, come mia madre me la faceva fare da bambina, nei primissimi anni '80. Con il bagnoschiuma nella confezione paperella galleggiante e con il rito dell'acqua di colonia alla mimosa alla fine delle operazioni. Un tripudio di profumi che mi sono rimasti indelebilmente impressi, l'aroma di antichità che oggi in parte ritrovo nel mio dolcissimo olio lavante all'inebriante profumo di assenzio. Il bagnetto caldo fatto prima di andare a letto dove ci immergevamo in un altro oceano di odori, quello delle lenzuola fresche di bucato, lasciate a riposare nei cassetti con le saponette al mughetto o alla magnolia. Fra tutti i prodotti per la toeletteria che ricordo, tra balsami al cocco e saponette "con un pizzico di fascino in più", tra il dentifricio paperino's alla banana o alla fragola e l'alifresh alla menta fiorita o menta-arancio, un posto speciale lo occupa l'ormai storico Shampoo Campus alla Mela Verde. Il suo profumo persistente di mele acerbe lo ricordo come se lo avessi sotto il naso, meglio anche di Baruffa che, eppure, "era sempre nell'aria". Un'intensità che non ho più ritrovato in nessuno shampoo, neanche in quelli comprati in erboristeria e una consistenza cremosa, quasi fosse vera polpa di frutta frullata. Semplice e accattivante quella confezione di plastica verde, una tonalità sgargiante a metà tra il verde pisello e il verde marcio, con il tappo semisferico e quell'etichetta che catturava continuamente lo sguardo per la sua essenzialità. E la trovata, nelle inserzioni pubblicitarie, della signora con in testa un paio di dozzine di mele verdi sistemate come grossi bigodini.
La mia storia con lo shampoo campus fu piuttosto lunga, nonostante non fosse uno di quei prodotti che promettevano "non più lacrime agli occhi". Era una bella sensazione, sentirmi ancora, a distanza di qualche giorno dal lavaggio, quel profumo fruttato sui capelli. Oggi non è più in commercio. Gli fui fedele durante tutto il nostro rapporto. Non volevo saperne di uno shampoo Palmolive-per-tutta-la-famiglia qualsiasi né di Erbaviva, lo shampoo più usato dai tossici (perdonatemi la vecchia battuttaccia). Resistevo persino alla tentazione delle formule a base di camomilla per esaltare i miei naturali riflessi biondi. Pensavo, infatti, che per schiarire potevo sempre ricorrere all'acqua ossigenata come, in molti, per la verità facevano a quei tempi, ritrovandosi - poi me ne sono resa conto - una chioma arancio-rame.
Le mie certezze non crollarono neppure quando la concorrenza si fece più agguerita con gli spot pubblicitari da favola messi in campo da Johnson & Johnson per il Johnson's Baby. Avrei voluto proporre il favoloso spot del 1992 accompagnato dalle tenerissime note di "Be my Baby" delle Ronettes ma non sono riuscita a trovarlo in rete.