[music '80] La prematura scomparsa di Pete Burns di
qualche giorno rende non più prorogabile la pubblicazione di un post dedicato
ai Dead or Alive, un gruppo musicale la cui fama è prettamente legata al pezzo
sempreverde "You spin me round (like a record)", hit degli anni 80,
disco immancabile ancora oggi nelle valigette dei DJ nelle serate revival o che
comunque, tra un pezzo underground e un successo commerciale, amano fare degli
excursus indietro nel tempo. Non starò a
snocciolare dati sulla carriera della band e informazioni su quanto altro hanno
fatto negli anni, né a parlare della carriera solista di Pete e le sue
controverse partecipazioni a una
trasmissione trash quale il Grande Fratello VIP (mi vergogno persino di nominarlo
sto programma, sul m io blog!). Voglio solo dipengere un caldo pomeriggio d'estate, quando le estati
non erano mai così afose e non c'era bisogno che Studio Aperto, allora non
ancora aperto, ricordasse agli anziani di restare a casa nelle ore più calde,
uno dei tanti pomeriggi in cui, dopo pranzo, mentre la mamma sistemava la
cucina ascoltando distrattamente la TV grande, si andava a guardare la TV
piccolina, più profonda che larga, nella stanzetta. Era l'immancabile
appuntamento con gli aggiornamenti musicali di DJ Television. Ricordo ancora un
Gerry Scotti con il volto fresco e magro e il riporto sulla testa ad enunciare
la classifica che finiva con You Spin Me Round in prima posizione. Per
settimane, nulla poterono i grandi della musica pop rock di allora per
scalciarli dalla vetta. Un tormentone che si ficcava nelle sinapsi, un ritmo
ballabile e un video che mostrava questo
soggettone, Pete Burns, così stravagante nel suo look sessualmente indefinito,
la possente voce maschile uscente da un volto così delicatamente femminile
senza neppure i pensanti make up di scena di artisti quali David Bowie e Boy
George i quali avevano già sdoganato il travestimento femminile di scena ma
tutto era così truccato, ostentato, artefatto che alla fine non mi sorprendeva
e non mi scandalizzava più di qualsiasi costume di carnevale (sì, allora si
celebrava il carnevale, non halloween).
Invece, Pete Burns aveva una tale grazia e
naturalezza, sembrava che il suo look androgino fosse il risultato di poco
sforzo, pochi grammi di cerume (forse) e una matita kajal. E questa la cosa che
mi incuriosiva e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Anche per
questo, è un vero peccato l'abuso che, successivamente, Burns ha fatto della
chirurgia estetica, al di là dei danni reali che ha apportato. Parecchi anni
dopo, fu ripescato dal dimenticatoio in cui era finito da Matricole e Meteore,
in cui apparve già ormai pesantemente compromesso e involgarito da una aggressiva chirugia
estetica ma giudico il risultato, non l'uomo, a cui va tutto il rispetto se non
altro per l'impronta musicale che ha lasciato e per la sua capacità di
diventare una vera e propria icona.
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