sabato 11 luglio 2009
They really care about JackO
Un blog incentrato sui miti degli anni 80 che indugi così tanto prima di spendere qualche parola su Michael Jackson, tanto più dopo la notizia della sua inaspettata scomparsa, può sembrare sospetto e tardivo. Ebbene, oggi si cercherà di rimediare in parte a questa mancanza, dovuta semplicemente a vari impegni personali dei suoi gestori (sottoscritto compreso).
In verità, di "Jacko" - soprannome che personalmente ho scoperto solo in questi giorni- si è ormai detto e riepilogato tutto, nelle ultime due settimane. Molti erano già al corrente della sua crociata legale contro le accuse di pedofilia, dalle quali fu peraltro prosciolto. E quasi tutti hanno avuto modo di ironizzare e giudicare le sue estrosità estetiche, evidentissime sia nei suoi numerosi e spettacolari videoclip (spesso incentrati sulla metamorfosi) che nelle tribolate vicissitudini corporali legate allo sbiancamento ed ai molteplici interventi invasivi che lo hanno reso negli anni sempre più irriconoscibile e, se possibile, grottesco.
Inutile elencare i suoi pezzi più famosi o i suoi meriti artistici. Superfluo, più che altro.
Quello che più può riguardare la Fortezza, a questo punto, è constatare come un'altra icona del suo pantheon - trasversale ed eclettica come poche - si è spenta, spandendo una scia di polemiche, lutti, celebrazioni e speculazioni degna di una delle più controverse star di questo e dello scorso secolo.
E lo dico da non-fan, anzi, da persona che forse più di altre ha mal sopportato Jackson dal punto di vista umano alla luce della sua controversa (e vagamente sporca) immagine mediatica.
Per rispettare la tradizione celebrativa con un video, ho scelto un pezzo forse non fra i più amati ma che all'epoca mi colpì molto. Forse per la sorpresa che ebbi quando scoprii, al lancio del relativo videoclip anni fa, che Jacko aveva pagato non so quanti soldi la mafia locale del posto per permettergli di girare lì.
Che tipo...
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4 commenti:
Giangidoe,
anche io, come sai, avrei voluto scrivere un post su Jackson. Lo ritenevo doveroso ma me ne sono mancate le parole. Difficile riuscire, come sarebbe stato nei miei intenti, a condensare in un misero post una pezzo di storia che se ne va, un mito vivente che da mito se ne è andato.
Nel bene e nel male Jacko è stato un grandissimo personaggio e un grandissimo artista; come uomo se ne è andato prematuramente e sono convinta che al di là di capricci, lustrini ed eccessi ci fosse una persona fondamentalmente infelice.
Vittima del padre, dello show-biz e soprattutto di sè stesso e dei suoi complessi. A torto, perché prima che le operazioni lo trasformassero nella caricatura di se stesso era un bel ragazzo, molto affascinante a mio parere
Non ho mai creduto alle infami accuse della pedofilia, davvero credo che lui amasse i bambini nel senso più candido che si possa pensare oppure che, per motivi meno nobili come la vanità, aveva costruito il neverland ranch per avere il potere di donare felicità ai bambini, quella felicità che a lui era stata negata. Avere il potere di regalare il paese dei balocchi ad un bambino.
Ora che è morto, tra particolari macabri (e irrispettosi della dignità umana) e le solite ipotesi ad effetto (Jacko è ancora vivo!), i media offrono lo spettacolo che il copione prevede per ogni mito che muore in terra.
Per quanto mi riguarda, sul Jackson uomo rimangono delle ombre, non un immagine sporca, e un vago senso di pena; sul Jackson artista nessun dubbio: uno dei più grandi artisti del secolo, che ha rivoluzionato il modo di fare il POP, che ha regalato al mondo indimenticabili e trascinanti successi (e penso soprattutto al mio preferito tra i brani, Billie Jean). Il suo modo di ballare che ha portato il corpo ad una espressività mai vista, movimenti, illusioni inimmaginabili; la sua musica, il suo essere profondamente un DIVO, sono cose che non possono essere intaccate da nessuna campagna mediatica, né quando era in vita né ora che è morto. Che riposi in pace.
Araba, credo che le tue parole restituiscano una visione decisamente più accalorata e dignitosa di Michael Jackson.
Considerando che io ero quasi un suo detrattore dal punto di vista umano mentre tu ne eri evidentemente più una fan, il fatto che le nostre parole di commemorazione siano così simili e in qualche modo tristi è un forte indice del potere iconografico di Jacko e del rispetto quasi revereziale che il suo genio emanava.
Spero che col tempo rimanga solo il ricordo più positivo della sua eredità artistica, e non quelle ombre che ne hanno sempre oscurato il mito.
belle parole per celebrare un grande!!!
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