domenica 30 novembre 2025

Inchinatevi!

Oggi si parla dell’Invincibile Shogun, serie animata di 46 episodi, rientranti nel genere Manga Mitokōmon ossia quelle storie a fumetti più o meno liberamente ispirate a personaggi realmente esistiti. Nello specifico, il personaggio qui protagonista, lo Shogun Mitsukuni Mito, è anche piuttosto fedelmente ispirato alla figura del signore feudale Tokugawa Mitsukuni, una sorta di potente latifondista che viveva nella regione giapponese attorno alla città di Mito, che infatti ricompare nel nome del personaggio principale dell’anime. Una caratterizzazione piuttosto fedele a parte il titolo di shogun che in realtà presuppone a un potere dittatoriale che non è prerogativa né del personaggio della serie né del personaggio storico (seppur discendente da uno shogun il che lo rendeva al massimo un vice-shogun), un termine quindi usato più alla ad mentula canis. I punti in comune tra il personaggio storico e quello fictional sono parecchi. In primo luogo, secondo quanto trasmesso dalla tradizione orale dei cantastorie, Tokugawa, esattamente come nel cartone animato, usava circolare nelle suo feudo accompagnato da due fedelissimi servitori: il samurai Suke, dotato spadaccino, e il samurai Kaku, uomo dall’incredibile forza fisica, che nell’anime viene potenziata indossando la fascia della potenza. Lo faceva in incognito, travestito da contadino, così potesse osservare da vicino i comportamenti reali e incondizionati dei suoi subalterni e delegati (quelli che nella nostra società medievale avremmo chiamato vassalli, valvassini e valvassori) nei confronti degli ultimi, punendone abusi e vessazioni. E di qui risulta anche evidente un ulteriore punto in comune tra il personaggio storico e il protagonista dell’anime: un temperamento mite e un profondo senso di giustizia, probabilmente anche il frutto di una mente aperta e dedica allo studio e alla ricerca (Tokugawa era anche una sorta di pensatore e mecenate). Il singolare comportamento del feudatario, quello di aggirarsi in incognito, per assicurare che i suoi territori fossero amministrati con rettitudine e equità, contribuì a creare il “mito” (è il caso di dirlo) attorno a questo personaggio storico, tanto da diventare il protagonista, ancora prima che del manga e dell’anime, di uno sceneggiato trasmesso sulla TV giapponese negli anni 50. E non finisce qui. Esiste un anime della casa di produzione Sunrise, credo mai arrivato in Italia, di genere robotico, che ancora si ispira al mito dei Tokugawa, solo che stavolta il feudo si estende su diversi sistemi stellari e il robot Daioja, dal design molto simile ad altri robot della stessa casa di produzione come Daitarn III e Trider G7, è il mezzo con cui il principe Mito, facendo viaggi intergalattici i incogniti, assicura una amministrazione improntata alla giustizia in tutto lo spazio. Ritornando al nostro anime, ogni puntata ricalca queste dinamiche presentandosi con il tipico schema: lo shogun con i suoi samurai si imbatte in qualche prepotente che commette abusi su contadini e povera gente; Suke e Kaku affrontano i suoi scagnozzi, battendoli grazie al Taglio a croce della spada di Suke e la forza a mani nude di Kaku, moltiplicata dalla fascia della potenza; alla fine, Suke tira fuori un vessillo di stoffa con il simbolo nobiliare (la malvarosa, proprio il simbolo di Tokugawa) di Mitsukuni Mito e intima a tutti di inchinarsi di fronte a quella leggenda vivente; gli spettatori si chiedono perché non lo abbia tirato fuori prima (risposta: per lo stesso motivo per cui il Daitarn usa l’attacco solare solo dopo innumerevoli danneggiamenti). La serie animata è resa leggera dalla presenza di alcuni coprotagonisti e compagni di viaggio come l’orfano Sutemaru con il suo cane Dembé e Okoto, una ragazza che compare solo nella prima parte della serie. I protagonisti tutti insieme appassionatamente:
Ed ecco una delle due sigle, “Tamashio Chambara”.

 


Una nota a margine: una delle poche cose belle e geniali, in mezzo a tante follie, generate nell'era C0v1d è stato questo Meme.

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